– Tu sei la mia amica geniale, devi diventare la più brava di tutti, maschi e femmine. –
[cit. Lila in “L’Amica Geniale”]
L’amica geniale è un romanzo della scrittrice italiana conosciuta con lo pseudonimo di Elena Ferrante. Pubblicato nel 2011 da edizioni e/o è il primo dell’omonima tetralogia che comprende anche: Storia del nuovo cognome (2012), Storia di chi fugge e di chi resta (2013), Storia della bambina perduta (2014).
Il romanzo è diventato oggetto di un adattamento televisivo prodotto da Rai Fiction, TIMvision, Wildside, Umedia, Fandango e HBO con la regia di Saverio Costanzo. La serie tv di otto episodi ha la particolarità di avere i dialoghi principalmente in dialetto napoletano. In Italia è andata in onda su Rai 1 e TIMvision dal 27 novembre al 18 dicembre. È stata anche trasmessa negli USA con il titolo di My Brilliant Friend. Il romanzo è stato inserito dall’UNESCO tra i libri da leggere nella Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore.
L’autrice napoletana ha ottenuto un enorme successo in Italia e nel resto del mondo, soprattutto negli Stati Uniti. A tal punto che nel 2016 il settimanale Time l’ha inserita tra le 100 persone più influenti al mondo. I suoi romanzi si contraddistinguono per un lessico crudo e schietto che si rivolge direttamente al lettore che riesce a immedesimarsi completamente nei personaggi. Caratteristiche che si ritrovano anche in L’amica geniale.
La narrazione è divisa in due parti, “Infanzia” e “Adolescenza”, che rappresentano le prime due importanti fasi dell’amicizia delle due protagoniste. La voce narrante è quella di Elena Greco (chiamata anche Lenuccia o Lenù) che ormai adulta appresa la notizia della scomparsa della sua amica Raffaella Cerullo (detta Lina, ma Elena le attribuisce il nomignolo affettuoso di Lila) decide di raccontare la storia della loro amicizia dall’infanzia fino a quel momento. Elena è la figlia dell’usciere comunale Vittorio Greco ed è la prima di quattro figli, mentre Lila è la figlia del calzolaio Fernando Cerullo, uomo maschilista e molto severo con la moglie e i figli. Entrambe si contraddistinguono da subito per il loro carattere completamente diverso: Lila è ribelle e sa farsi valere, mentre Elena è remissiva, timida e silenziosa. Le due bambine si conoscono tra i banchi di scuola elementare. Elena mostra fin da subito un particolare interesse, ma soprattutto ammirazione nei confronti di Lila che si rivela molto intelligente e la più brava della classe. Lila impara a leggere da sola con lo stupore della maestra Oliviero, persona che si rivelerà molto importante nella vita di Elena. Stringono presto una forte amicizia che sarà la loro ancora di salvezza in un quartiere difficile (il “rione”) di una Napoli del dopoguerra.
Finite le elementari le vite delle due amiche prendono due direzioni diverse: Elena continua a studiare inizialmente prendendo la licenza media e successivamente frequentando il ginnasio; Lila, invece, è costretta dal padre ad abbandonare gli studi e a lavorare nella bottega di famiglia insieme a lui e al fratello Rino cui è molto legata. Lila, pur abbandonando la scuola, continua a studiare segretamente e impara il latino e il greco ancora prima di Elena. Crescendo le due amiche devono fare i conti con le prime complicazioni sentimentali. Lila è una bella ragazza che viene corteggiata un po’ da tutti, in particolare riceve la proposta di matrimonio da Marcello Solara, un ragazzo benestante violento e sbruffone. Elena è più timida ed è innamorata di Nino Sarratore, figlio di un poeta e giornalista, che da piccolo si trasferisce con la sua famiglia in un altro quartiere di Napoli.
Lila progetta e fabbrica insieme al fratello un paio di scarpe. Tenta di convincere il padre a trasformare la loro bottega in un calzaturificio dove vedere scarpe di produzione propria. Ciò si realizzerà solo grazie all’aiuto di Stefano Carracci, figlio dello strozzino Don Achille, con il quale arriverà ad un accordo.
La storia continua negli altri tre romanzi della saga in cui viene raccontata la giovinezza e la vecchiaia delle due protagoniste fino ad arrivare al momento della scomparsa di Lila.
Leggendo L’amica geniale si ci trova davanti una scrittura introspettiva attraverso la quale si entra nella mente di Elena in modo molto realistico. La sensazione più forte che si avverte dal suo racconto è un grande senso di insoddisfazione di sé stessa e ammirazione (che sfocia a volte anche in invidia) nei confronti dell’amica. Tra i banchi di scuola elementare entra spesso in competizione con lei spinta dal desiderio di dimostrarsi alla sua altezza. In alcuni momenti Elena si rivela succube di Lila a tal punto da odiarla, rendendosi però conto che non può fare a meno di lei. L’importanza di Lila viene messa in luce dalla scrittura della Ferrante che la tiene sempre in conto, spesso le sue azioni, i suoi dialoghi e il suo punto di vista prendono il sopravvento su quelli di Elena. In questo modo riesce a fare delle due protagoniste un solo personaggio principale.
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Il romanzo non racconta solamente la storia della loro amicizia, ma anche di un quartiere e di una città con le sue difficoltà. Le famiglie assumono un ruolo molto rilevante. Abbiamo le famiglie Greco, Cerullo, Sarratore, Solara, Carracci, Peluso ecc… e le storie di ognuna di esse vengono messe in primo piano dal racconto di Elena, come se ogni minimo avvenimento fosse fondamentale da dire. Si sofferma principalmente sull’importanza delle scelte e su come possano cambiare la vita di una persona e della sua famiglia. La vita viene descritta come sopravvivenza, una lotta per la ricchezza, per l’amore e per il riscatto sociale.
Il romanzo trasmette anche un grande messaggio: l’importanza dello studio e della cultura che spinge una persona ad emergere da quella che viene definita dalla maestra Oliviero “plebe”.
– “Sai cos’è la plebe?”. “Sì, maestra”. Cos’era la plebe lo seppi in quel momento, e molto più chiaramente di quando anni prima la Oliviero me l’aveva chiesto. La plebe eravamo noi. La plebe era quel contendersi il cibo insieme al vino, quel litigare per chi veniva servito per primo e meglio, quel pavimento lurido su cui passavano e ripassavano i camerieri, quei brindisi sempre più volgari. Ridevano tutti, anche Lila, con l’aria di chi ha un ruolo e lo porta fino in fondo. –
[cit. Elena in “L’amica geniale]
Elena inizialmente non capisce a cosa si riferisse la sua insegnante, lo comprende in seguito e si rende conto di voler scappare da quella realtà. Anche Lila con i suoi modi cerca di farle capire che non appartiene alla “plebe” e deve andare via, cosa che lei non ha avuto la possibilità di fare, ne è entrata a far parte e non ne può uscire tanto facilmente. Quello che la Ferrante vuole trasmettere è che Elena, nonostante si sentisse l’eterna seconda, è l’ancora di salvezza di Lila che rappresenta la “lotta”. È il ritratto della donna forte che cerca di combattere contro quel destino che le è stato inevitabilmente assegnato.
L’unico modo che ha Lila per fuggire è quello della “smarginatura”, termine da lei inventato e che descrive la sensazione che prova quando cerca di evadere dalla realtà e dalle situazioni in cui si trova. Inizia a vedere le cose e le persone attorno a lei come delle sfocature, come se il loro essere uscisse dai margini e diventasse diverso da quello che è realmente.
Ma chi è “l’amica geniale”? Il lettore alla fine si rende conto che Lila è l’amica geniale per Elena ed Elena l’amica geniale per Lila. Entrambe sono geniali, ognuna a modo proprio.
Lisa Frisco