Dura la pappa di riso, Signor Wang Meng! – Un caso letterario nella Cina degli anni ‘90 di Fiorenzo Lafirenza

La famiglia perfetta non esiste! Tanti sono i film e i libri che (a dispetto di tutte quelle pubblicità sdolcinate che promuovono fragranti biscotti) hanno ordito su questa semplice definizione avvincenti trame. Ogni famiglia è diversa certo, ma in tutte ci sono i drammi, le soddisfazioni, i segreti e le abitudini.
Uguali nell’essere diversi, quindi, perché in fondo il nucleo familiare altro non è che la traduzione più addomesticata della società e delle sue dinamiche. E questo vale per tutte le famiglie del mondo; ognuna ha la traduzione della sua società e, se messe a paragone, ogni casa presenta delle caratteristiche in comune anche se disposte nei più disparati punti geografici.

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Questa è una particolare considerazione che uno dei più grandi scrittori contemporanei cinesi è riuscito a cogliere ed elaborare su carta. Stiamo parlando di Wang Meng che con la sua ‘Dura la pappa di riso!’ (1988) è stato bersaglio di critiche e pesanti accuse.
Sono venuta a conoscenza dei fatti e della rocambolesca vita dell’autore grazie a Fiorenzo Lafirenza (saggista e docente di Lingua cinese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia). Lafirenza nel suo libro ‘Dura la pappa di riso, Signor Wang Meng! – Un caso letterario nella Cina degli anni ‘90’, spiega nel dettaglio tutte le vicende legate allo scrittore cinese e alla sua tanto contestata opera.
Ma procediamo con ordine:

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Dura la pappa di riso, Signor Wang Meng!

Il libro di Lafirenza, edito da Cafoscarina (1998), è stato per me una piccola grande rivelazione. In 100 pagine, l’autore è riuscito a incorniciare una particolare opera letteraria cinese entro un quadro completo che presenta minuziosamente la figura di Wang Meng e lo scandalo letterario che lo ha travolto; il tutto impreziosito ulteriormente da una curiosa documentazione inerente al caso giuridico che ne è venuto fuori e a un suo breve scritto in risposta a tutti quelli che lo avevano attaccato.

Avevamo già detto nell’articolo precedente (Wang Meng: il potere delle parole) che lo scrittore cinese nei primi anni ‘90 era stato accusato di aver voluto ridicolizzare i vertici della dirigenza cinese, screditandone la politica di riforma e di apertura verso l’Occidente.
Ma cosa aveva scritto di così irrispettoso nei confronti della potente Cina?

Il ritmo quotidiano

Il personaggio principale è un comune uomo cinese che vive in una comune casa cinese con i suoi parenti: moglie, figlio, nonno e nonna, padre e madre, cugina e suo marito…tutta gente comune! Con loro abita anche ‘sorella Xu’, più che una domestica una vera e propria sorella maggiore per tutti.
La famiglia vive le sue giornate scandite da diversi impegni e da categoriche abitudini alimentari: a colazione si mangia mantou (piccola focaccia cotta al vapore); pappa di riso e sedano in salamoia. A pranzo si servono gli spaghetti di soia. A cena si gustano zuppa; piatto di riso; piatto di carne e di verdura e due piatti di sola verdura.

E questo ritmo quotidiano funziona da anni. Da anni si mangiano sempre le stesse cose e da anni ognuno in famiglia rispetta il suo posto e tutti fanno riferimento al nonno, al quale spetta l’ultima parola su tutto: dalle decisioni importanti alla scelta dei piatti del giorno (che poi sono sempre gli stessi!).

Gli echi delle novità

Ma piano piano anche nella tipica famiglia cinese iniziano ad arrivare gli echi inevitabili delle novità e dei cambiamenti. Il più vulnerabile di tutti è il figlio che, come tutti i giovani, è affascinato dalle influenze culturali (in questo caso quelle dell’America) e viene affiancato dal nonno che è anziano sì, ma con un grande spirito aperto alle novità.

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D’altronde il triste periodo della ‘Rivoluzione culturale’ è ormai passato, mentre i sogni di riforma e di cambiamento rimangono sempre presenti.
Così il nonno ha un’idea: è arrivato il momento di cambiare, a partire dalla gerarchia familiare. La quarantennale dittatura domestica, che vede il nonno come il capo famiglia, deve essere abolita a favore della democratica nomina a rotazione di ministri/parenti.
Ogni ministro deve dire la sua sulle decisioni da prendere in famiglia e, in particolar modo, sulla scelta del menu giornaliero.
Il primo ad avere l’incarico è il figlio del nonno. Ma già dalla prima nomina le cose iniziano a mostrare segni di impreparazione. A turno, i ministri/parenti, incerti sul da farsi in cucina, chiedono un disperato aiuto al nonno.

Tra tutti, però, l’unico che sembra avere le idee chiare è il giovane nipote. Per lui non ci sono dubbi: i primi cambiamenti devono investire il loro regime alimentare perché la tipica alimentazione cinese scarsa di proteine è la vera causa della bassa qualità di vita e dell’arretratezza della Cina nei confronti dei paesi sviluppati dove il consumo di proteine è nettamente superiore.

Addio pappa di riso!

Così, dopo una serie di scontri generazionali tra i componenti della famiglia, si decide alla fine di introdurre il regime alimentare dei paesi moderni con tanto di burro, caffè, latte, uova strapazzate e panini. Il risultato? enterogastrite; cirrosi di origine nervosa, blocco intestinale, ulcere e mal di denti.

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La giovane guida fallisce miseramente. Bisogna mutare rotta e, sempre in nome del cambiamento e della pluralità, si decide di creare dei piccoli gruppi autogestiti, ognuno formato in base alle affinità alimentari e ognuno libero di muoversi in cucina come meglio crede, ma nel rispetto di precisissimi turni prestabiliti.
Ma anche in questo caso le cose non vanno bene. Provate a immaginare quattro generazioni riuniti sotto lo stesso tetto che si danno il turno per usare la cucina!

Incoraggiare la democrazia alimentare

Le redini ora sono prese dal marito della cugina che propone di “sviluppare e incoraggiare la democrazia” poiché il problema non sta tanto in cosa si mangia, ma nell’assenza di democrazia e, quindi, nell’assenza di qualcuno che è in grado di assumersi delle responsabilità.
E questo si traduce nella necessità di introdurre delle democratiche e trasparenti elezioni popolari, ma ahimè non è nella natura dei cinesi riconoscersi nel modello democratico e questo tipo di elezioni destabilizza presto tutti i familiari.
Il cambiamento inizia a essere percepito dalla famiglia come un vento freddo difficile da trattenere. Ma quando le speranze vengono meno, ecco un’altra idea: assegnare il ruolo di cuoco (con tutto il carico di responsabilità che ne consegue) a chi nell’arte di cucinare e spadellare è il più bravo.
Sarà questa la soluzione adatta per la comune famiglia cinese che vuole cambiare?

Dura la pappa di riso!: Analisi

Dura la pappa di riso! è un’opera davvero straordinaria. In poche pagine, leggibili tutte d’un fiato, Wang riesce a concentrare storia, cultura, tradizioni, persino la Cina stessa.
Ed è questo mettere tutta la Cina (con pregi e difetti) nel suo scritto a rivelarsi una vera e propria bomba a orologeria per l’autore.
In molti lo hanno accusato di nascondere dietro le tragicomiche peripezie vissute da una famiglia cinese che decide di cambiare regime alimentare lo scopo di gettare fango sui vertici della dirigenza cinese, ridicolizzando tutto il socialismo.
Tanti, infatti, erano convinti di vedere dietro la figura ‘autoritaria’ del nonno il leader Deng Xiaoping al solo scopo di attaccare la sua politica e diffamare il suo potere.

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Ovviamente non era questo lo scopo dell’autore. A un lettore superficiale l’opera potrebbe apparire come un libriccino satirico ricco di stereotipi per far ridere e allo stesso tempo, utilizzando l’ironia, per attaccare la macchina del potere.
E non è difficile riuscire a immaginare (viste le vicende storiche che animavano la Cina in quel tempo) come il sistema politico abbia deciso di cogliere la ghiotta occasione per additare il libro come il risultato di un tradimento contro la dignità della patria e, quindi, utile a levarsi di torno un intellettuale scomodo.

Siamo quel che mangiamo

Ma Dura la pappa di riso! non ha necessariamente a che fare con la politica e il potere (su questo ci sono ancora molte visioni discordanti) è qualcosa di più. È la natura stessa dell’essere vivente espressa nella sua più alta forma di dualità.
Noi tutti, infatti, siamo il prodotto di un accumulo di stereotipi e, allo stesso tempo, siamo esseri in continuo divenire, in grado di mutare forma e sostanza; siamo espressione della società, siamo storpiati dalla società che ci circonda perché la stessa società è il prodotto degli umani; siamo quel che mangiamo e quel che mangiamo è anche l’aria che respiriamo fatta di tradizioni, culture e abitudini che modifichiamo, adattiamo e che ci portiamo sempre dietro.

E questo Wang lo applica alla perfezione sul popolo cinese e sulla sua storia politica, ma calza alla perfezione a qualsiasi altro popolo del mondo.
Dura la pappa di riso! è, dunque, un ridere dolcemente dell’altra cultura e un guardarsi allo specchio per scoprire che a volte è dura anche la pizza, il croissant, la paella, l’hamburger, la salsiccia bianca bavarese, il cous cous e i tanti altri piatti tipici delle tavole del mondo. Ma lo scopo non è solo quello di ridere, l’opera ci vuole suggerire, infatti, l’importanza di apprezzare le tradizioni, di accettare i difetti e di avere il coraggio accogliere i giusti cambiamenti.

Dura la pappa di riso, Signor Wang Meng!: I contenuti speciali

Abbiamo già detto che il libro scritto da Lafirenza aggiunge alla traduzione italiana dell’opera cinese contenuti di approfondimento.
Si tratta di due lettere accusatorie contro lo scrittore cinese: una datata 1991 e inviata al mensile Xiaoshuo yuebao a firma Shen Ping e l’altra, dello stesso anno, inviata alla rivista Zhongliu a firma di Chunyu Shui. In entrambe è possibile leggere come si è cercato (abilmente) di screditare l’autore.
Sono state inserite anche le risposte agli attacchi e le querele di Wang Meng presso il Tribunale del popolo del distretto di Chao Yang e la relativa sentenza.

Inserite anche le lettere di appoggio da parte di colleghi e letterati e il breve lavoro A me piace la pappa di riso, un simpatico elogio dello scrittore alla tradizione culinaria cinese per rispondere, con lo stile sarcastico che lo contraddistingue, agli accusatori e mettere finalmente fine a tutto il polverone che si era alzato attorno alla sua figura e al suo operato.

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Questo minuzioso lavoro di raccolta e traduzione che Lafirenza svolge senza essere eccessivamente presente tra le pagine (lo scrittore lascia il giusto spazio all’autore cinese), dà a tutti l’occasione di godere di una lettura piacevole e di toccare con mano una cultura lontana per ricercarne le similitudini là dove tutti cadiamo prede dei nostri istinti primordiali…la tavola.

“Se sei in viaggio, non preoccuparti della distanza, ma della meta… se ti siedi a un banchetto, non guardare alla quantità, ma alla qualità dei piatti che ti vengono serviti.”

– Antico proverbio cinese

Marilisa Pendino 

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