Il buco (titolo originale Le Trou) è una historiette comparsa per la prima volta nel 1886 sul quotidiano francese Gil Blas e, successivamente, inserita nella raccolta Le Horla nel 1887.
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Trama
Il signor Léopold Renard, tappezziere, si trova davanti alla Corte d’Assise perché accusato di omicidio.
Insieme a lui ci sono la moglie Mèlia, i testimoni Jean Dardent e Louis Ladureau e la vedova della vittima.
Renard racconta la sua versione dei fatti: ogni domenica, insieme a Mèlia, raggiunge Poissy per dedicarsi alla pesca con la lenza, la sua passione. Da tre anni, Léopold ha un posticino strategico; un buco vicino all’argine dove pescare numerosi pesci. Ma una volta arrivati, marito e moglie scoprono con grande disappunto di essere stati preceduti da un’altra coppia. La pesca estremamente fortunata di quest’ultimi non fa che agitare l’animo di Mèlia, spingendola a istigare il marito a un duro confronto con l’altro uomo.
Ben presto gli animi si scaldano e le signore, tralasciate le buone maniere, iniziano a darsele di santa ragione. Se Léopold all’inizio preferisce non immischiarsi nei litigi femminili, in un secondo momento decide di agire quando anche l’altro pescatore interviene. Quest’ultimo, durante il clamoroso trambusto che si è creato, cade in acqua e muore annegato.
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La ‘maccheronicità’ francese
Con Il buco riscopriamo un Maupassant più leggero e sarcastico. Non so voi, ma io leggendo questa brevissima historiette ho subito pensato a “Un giorno in pretura”, non il programma televisivo condotto dalla Petrelluzzi (cielo, no!), bensì il film, quel capolavoro diretto da Steno e interpretato, tra gli altri, da Peppino De Filippo, Sordi e la Loren.
Anche in questo caso, infatti, siamo spettatori di una vicenda importante (sempre un morto c’è stato!) ma reinterpretata nella sua forma tragicomica dai personaggi come buffa conseguenza della maccheronicità dei nostri cugini francesi.
Del resto, la formula ‘ridiamo delle disgrazie altrui’ funziona sempre!
Marilisa Pendino