Oggi parliamo del poliedrico Guy de Maupassant; scrittore, drammaturgo, saggista e poeta francese, nonché antesignano del racconto moderno.
Chi non ha mai letto le parole dell’affascinante autore baffuto perdutamente innamorato della scrittura, delle belle donne e della Senna?! Nessuno?? Bugiardi!
Guy de Maupassant, enchanté de te connaître!
Henry-René-Albert-Guy de Maupassant nasce il 5 agosto del 1850 nel castello di Miromesnil, vicino Tourville-sur-Arques, in Normandia.
Maupassant trascorre la sua infanzia a Étretat insieme al fratello Hervé, giovane ma violento, e ai genitori Laure e Gustave che si lasceranno definitivamente nel 1862 provocando non poche sofferenze al giovane Guy. A tirargli un po’ su il morale sono le sue irrinunciabili gite in canoa sulla tanto amata Senna.
A tredici anni Laure lo iscrive al convitto ecclesiastico di Yvetot. Successivamente, dal convitto il giovane passa al liceo de Le Hevre e, più avanti sempre nella stessa città, all’Università di Lettere.
L’amicizia della madre con Gustave Flaubert è una vera manna dal cielo. Flaubert diventa il protettore del giovane e gli insegna vita e mestiere. Lo introduce al mondo letterario e giornalistico e a personaggi come Émile Zola ed Edmond de Goncourte, facendolo diventare un vero discepolo della scuola naturalista.
Nel 1880 esordisce con Boule de suif nel volume Les soirées de Médan, una sorta di manifesto del naturalismo. È del 1891, invece, la raccolta di novelle Maison Tellier che esaudisce a pieno la cifra stilistica dell’autore e i temi a lui cari come scampagnate, gentil sesso e umanità semplice.
Il successo si conferma con opere come Bel-Ami (1885), Mont-Oriol (1887), Pierre et Jean (1888) e Fort comme la morte (1889).
Maupassant diventa famoso non solo per i suoi acclamati scritti, ma anche per la laboriosità che lo obbliga a non lasciare la penna. Tra il 1882 e il 1884, infatti, vanta diverse collaborazioni giornalistiche, cinquanta racconti e un romanzo all’anno, mentre tra il 1880 e il 1890 produce cento racconti, sette romanzi e quattro libri. Insomma, uno stacanovista ancor prima di Stachanov.
La morte
Nel 1892 la sua salute già precaria peggiora. Le terribili sofferenze fisiche e mentali sono riconducibili alla sifilide che molti rintracciano nell’eredità del padre o anche nella conduzione di una vita sregolata e dedita ai più svariati vizi.
Nonostante i numerosi tentativi di cura, l’autore non migliora, anzi crolla definitivamente il suo debole equilibrio psicologico. Il pensiero della morte lo assilla e inizia a sentirsi perseguitato e senza via di fuga. Tenta il suicidio nel gennaio del 1892, ma questo suo disperato progetto fallisce e l’autore viene rinchiuso in un manicomio di Passy. Qui la morte lo trova, a soli 42 anni, il 6 luglio del 1893.
Maupassant: un naturalista originale
Guy de Maupassant, indiscusso discepolo del naturalismo, spesso si allontana da questa corrente. L’autore narra storie e vite in maniera oggettiva (così come appreso da Flaubert) cercando di staccarsi dall’intimo dei suoi personaggi per non lasciare trasparire tra le pagine la voce del loro creatore. Ma quella di Maupassant è anche una narrazione concisa con una solida costruzione dell’intreccio che lascia spazio più alla sintesi che all’analisi. In questo modo lo scrittore mostra al lettore un mondo così come si presenta, senza l’intenzione di voler raccontare una realtà frutto di osservazioni, sperimentazioni e verifiche tipiche del pensiero scientifico e, quindi, del naturalismo.
I temi trattati
Le pagine di Maupassant raccontano di famiglie con vizi e drammi, della tragicità quotidiana di chi cerca incessantemente di sopravvivere, di amori felici e infelici, di guerra, follia, morte e presentano una spietata visione critica di un mondo abitato da uomini piccoli, disonesti e brutali.
A fare da cornice sono i luoghi conosciuti molto bene dallo stesso autore: i salotti delle dame, quelle delle prostitute, le case dei contadini e degli impiegati.
L’influenza di Zola, Flaubert e Schopenhauer
Lo scrittore è profondamente influenzato da Zola, Flaubert e dalla filosofia di Schopenhauer. Dai primi due apprende l’estetica dell’osservazione anche se, come visto poco fa, spesso predilige la sintesi più che l’analisi della realtà. Di Schopenhauer, invece, assimila il pessimismo razionalizzato e, infatti, nei suoi racconti riversa il disgusto nei confronti dell’ipocrisia, dell’opportunismo, dell’egoismo della piccola borghesia. D’altronde l’autore è considerato il padre del racconto moderno che denuncia le ingiustizie e la cattiveria umana, schierandosi con i più deboli.
Ma questo pessimismo viene stemperato dall’utilizzo dell’umorismo: attraverso il riso, infatti, prende le giuste distanze dagli oggetti della sua pungente critica senza mai condannarli. E più avanti, questa visione critica attenuata lascia posto alla comprensione del genere umano. In questo caso la penna dell’autore si sposta dal piano sociale a quello psicologico e gli scandali, frutto di un’umanità perversa, diminuiscono a favore dei drammi interiori.
Maupassant basa tutte le sue novelle sulla contraddizione che trova l’exploit in ogni suo finale. In questo modo è possibile vedere i sentimenti e la bontà che si contrappongono alle regole spietate della società e la morale ideale che si scontra con la morale effettiva di una comunità.
Questo scompiglio calcolato dell’autore fa saltare ogni regola ‘causa-effetto’ fino a creare storie assurde dove la logica non trova posto, un po’ come accade nella vita vera.
I racconti di Guy de Maupassant
Molti ricordano Maupassant per i suoi famosi romanzi (e citiamo nuovamente Bel-Ami e Mont Oriol) ma l’autore ha riscosso tanto successo anche grazie alle sue storie brevi.
Si tratta di racconti dalle caratteristiche tipiche dello stile naturalistico e satirico che affrontano temi importanti come suicidio, meretricio, adulterio, solitudine e follia.
La cosa più curiosa è che questi racconti, molto apprezzati dal pubblico, erano odiati dallo stesso autore che li definiva con disprezzo historiettes.
Un odio molto bizzarro, ma non irripetibile se pensiamo al più recente Umberto Eco e alla sua insofferenza nei confronti dell’opera Il Nome della Rosa; lavoro che lo rese celebre in tutto il mondo.
Ciononostante, i racconti di Maupassant hanno catturato l’attenzione di molte generazioni proprio perché in essi c’è tutta la penna e l’arguzia del Nostro.
A questo proposito, vi parleremo di Maupassant – Racconti, una straordinaria raccolta delle più belle historiettes dell’autore, edito da Garzanti (1979).
Ogni sabato proveremo a sviscerare (e a leggere insieme a voi) i brevi lavori contenuti in questa raccolta per conoscere e apprezzare fino in fondo l’affascinante autore baffuto perdutamente innamorato della scrittura, delle belle donne e della Senna.
Marilisa Pendino
Maupassant – Racconti:
Palla di sego
Casa Tellier
Storia di una serva di campagna
Una scampagnata
Le funerarie
Sull’acqua
In famiglia
L’eredità
Il rifugio
Il buco
Il marchese di Fumerol
La cena dell’Epifania
L’Horlà
La piccola Roque
Zoppina
La signorina Fifì
Due amici
L’avventura di Walter Schnaffs
Yvette
La madre dei mostri
Lui?
Miss Harriet
LaMôme consiglia a tutti gli appassionati di consultare anche il sito Maupassantiana