Da quando sono diventata una fervida lettrice, un gusto che non mi ha mai abbandonata è quello per il Medio Oriente e, automaticamente, per tutti quei testi che riescono a farmi viaggiare fin là con la fantasia o che- ancora meglio- riescono ad accrescere le mie conoscenze di un mondo che è vicino e lontano allo stesso tempo. Inoltre, il mio è uno spirito fortemente critico; lo è sempre stato. Ho messo sempre in discussione molti dogmi della nostra esistenza. Non deve stupire, dunque, che mi sia lasciata incuriosire da un titolo come Giuda.
Una rivelazione.
L’autore
Ultimo romanzo, pubblicato nel 2014, dello scrittore israeliano Amos Oz, nato Amos Klausner. Nato nel 1939, è stato scrittore, saggista, giornalista e docente universitario presso l’Università Ben Gurion di Negev. É stato sostenitore della “soluzione dei due stati” del conflitto arabo- israeliano.
Figlio di immigrati provenienti dall’Europa orientale; gran parte della sua famiglia era sostenitrice del Partito Revisionista Sionista. Nonostante ciò, il suo nucleo famigliare non era religioso e rifiutava ciò che nella religione percepiva come irrazionale.
Insieme ai romanzi ha pubblicato regolarmente saggi politici, letterari e sulla pace. Ha pubblicato per il giornale “Davar”; successivamente per il “Yedioth Ahronoth”.
Fondamentale per fare conoscenza con l’autore è il romanzo autobiografico Una storia di amore e di tenebra, dove egli racconta la propria infanzia e adolescenza negli anni della nascita dello stato israeliano.
Ha scritto un totale di 18 libri in ebraico e circa 450 tra saggi e articoli. Le sue opere sono state tradotte in 30 lingue.
Muore di tumore nel 2018.
Un giorno, a Gerusalemme…
Bene. Apri questo libro e ti ritrovi catapultato a Gerusalemme, come nella maggior parte dei romanzi di Oz.
Fine 1959. Un giorno, a Gerusalemme il giovane studente universitario Shemuel Asch si trova ad attraversare la crisi tipica dei vent’anni: non sapere più chi si è e chi si vuole essere; i dubbi sulle proprie scelte -anche di studio-; la disillusione per un amore finito; ideali politici che non riescono più a riempire il vaso.
Giovane e ingenuo, abbandona gli studi a causa del mancato sostentamento economico da parte della famiglia.
Un cuore infranto e un percorso di studi non portato a termine portano Shemuel a voler cambiare aria, oltre a voler trovare un impiego. Ed è così che si imbatte nell’annuncio che gli cambierà la vita, anche se solo per poco tempo.
Un impiego semplice ma particolare
Così arriva in via Rav Albaz per il colloquio. Davanti a lui un vecchio invalido e una donna non più giovane, ma dotata di un’avvenenza magnetica. Il suo compito è semplice: accudire il vecchio Gershom Wald la sera conversando con lui; tutto ciò dietro un piccolo compenso e alloggiando nella mansarda della casa.
Shemuel abbandona la Gerusalemme travagliata là fuori che lo ha messo in crisi per cercare pace e tranquillità; eppure entra in una casa che trasuda mistero e inquietudine. Una casa dove vivono un vecchio logorroico, ossessionato da discorsi politici e filosofici, e una donna, Atalia Abrabanel, misteriosa e irraggiungibile.
Durante le sue ore di lavoro Shemuel si trova a tener testa al vecchio Wald che sembra trattarlo sempre con sottile ironia ma con costante interesse. Il principale argomento di conversazione è sempre lo stesso: la nascita dello stato israeliano e il conflitto che ne è scaturito.
Posizioni divergenti: da una parte un ragazzo che vive nell’illusione socialista, dall’altra un vecchio ormai disilluso che non crede nella possibilità che esista l’amore incondizionato tra i popoli.
Un nuovo argomento di potenziale conversazione emerge nell’oscurità dello studio di Wald quando egli diventa curioso nei confronti di Shemuel e gli chiede dei suoi studi; e il ragazzo inizia a parlare della sua tesi “Gesù in una prospettiva ebraica“, ormai accantonata insieme alla carriera universitaria.
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Gesù
Shemuel inizia, dunque, a parlare, di tanto in tanto, di quell’abbozzo di tesi. Iniziano, così, ad alternarsi a capitoli semplicemente narrativi altri che definirei “didattici”, nei quali il nostro giovane protagonista parla delle fonti ebraiche che parlano di Gesù. Il primo di una serie di cambi di punti di vista dell’intero romanzo.
Dalle fonti più prossime alla crocifissione, agli scritti moderni, quasi contemporanei. Come vedevano il Nazzareno gli ebrei? Shemuel ne cita i contenuti e ne discute con il vecchio ospite.
Alcune fonti lo denigrano in maniera quasi volgare, presumibilmente per odio nei confronti dei cristiani persecutori; altre lo trattano in maniera più pacata, vedendo in Gesù uno dei tanti santoni, visionari che popolavano la Galilea. Nessuno mai ne parla come del fondatore di una nuova religione. Tutti lo ritengono ebreo tra gli ebrei.
Perché, dunque, non lo hanno accettato?
Giuda l’ebreo traditore…
Le asserzioni sulla prospettiva ebraica arrivano a trattare di un’altra figura, fondamentale per la storia, sebbene sia stata per secoli- ancora oggi, in realtà- trattata come l’incarnazione della falsità umana. Giuda Iscariota trova pian piano spazio nel racconto non tanto nelle fonti, quanto attraverso il duplice punto di vista Shemuel- Wald, sempre in costruttivo contrasto.
Da sempre, il nome “Giuda” per i cristiani è stato sinonimo di “traditore”, associato- purtroppo- per estensione all’intera compagine ebraica. L’odio raziale che hanno subito nel corso della storia -almeno dalla tarda antichità fino ai giorni nostri- gli ebrei potrebbe trovare alcune radici anche in questo assunto.
Uomo di ricca famiglia, viene mandato dai sacerdoti ad investigare su quel Gesù di Nazareth che tanti miracoli e prodigi stava compiendo. Colui che diventerà suo fedele apostolo; colui che, nonostante le esitazioni del Nazzareno, lo condurrà a Gerusalemme e alla morte.
Strano che nessuno di questi testi menzioni mai Giuda Iscariota. In fondo, senza di lui non ci sarebbe stata la crocifissione, e senza crocifissione il cristianesimo non sarebbe mai esistito.
Pag. 98
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…o Giuda il primo vero cristiano?
Strano. E se, quindi, esistesse un’altra prospettiva? Un altro punto di vista che sovvertisse un pensiero ormai radicato nei pensieri dell’uomo occidentale?
E se Giuda Iscariota non avesse tradito; se in realtà fosse stato il più devoto tra tutti i discepoli, tanto devoto da essere convinto di trovarsi davvero davanti al figlio di Dio e non a un uomo un po’ più “speciale”?
Non credo neanche lontanamente al fatto che Gesù fosse Dio o figlio di Dio. Ma lo amo. (…) Lo amo dal giorno in cui ho letto il suo messaggio nel Nuovo Testamento, quando avevo quindici anni. E credo che Giuda Iscariota sia stato il più fedele e devoto dei discepoli e che non l’abbia mai tradito, anzi, che abbia voluto dimostrarne la grandezza al mondo intero.
Pagg. 131-132
Un cambio di rotta radicale che riesce a donare una veste più degna a un personaggio vessato per secoli. Una prospettiva, questa, che non viene lasciata al caso, ma viene costantemente, se non argomentata, quanto meno ragionata.
A Gerusalemme non c’è posto per i sognatori e i traditori
Gesù e Giuda continuano, anche nel romanzo di Oz, ad essere legati indissolubilmente: il destino di uno dipende dall’altro e viceversa.
Le congetture storiche si intersecano con la contemporaneità in una Gerusalemme ora in subbuglio per la nascita dello stato israeliano.
Dentro la casa dei misteri, Shemuel analizza ed investiga, in particolar modo sulla bella Atalia. E accanto al suo nome compare quello di un uomo; un nome ingombrante per l’Israele contemporaneo: Shaltiel Abrabanel, padre della donna.
Descritto come un ebreo sognatore, non sionista, Abrabanel sostiene l’idea di amore tra i popoli, quindi anche tra arabi ed ebrei. Questi due popoli potrebbero conciliarsi se si parlassero. Un sognatore, un visionario amico degli arabi; lontano dalle idee sioniste di Ben Gurion. Per tutte queste cose, ritenuto, alla fine, un traditore, anche dalla popolazione.
Ecco che antichità e contemporaneità si fondono. Ecco che Gesù il sognatore e Giuda il traditore confluiscono in un unico personaggio, il cui sogno non è stato ascoltato o compreso e che, in realtà, non ha mai tradito nessuno.
E nell’antichità come oggi, Gerusalemme non accoglie sognatori e traditori.
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Giuda: scheda tecnica
Giuda è un romanzo complesso, sia per la mole degli argomenti trattati, sia per la struttura. Capitoli che volgono continuamente al passato e al presente sono incastrati in maniera magistrale. Questi movimenti avanti e dietro nel tempo e negli argomenti sembrano voler mantenere la mente del lettore elastica e pronta a potersi mettere in discussione.
L’autore tratta argomenti di proprio interesse; essi, quindi, non vengono mai lasciati privi di giuste argomentazioni. Sembrerebbe quasi un saggio travestito da romanzo.
La realtà storica si mescola con la cornice creata da personaggi fittizi. Reale e immaginario sorreggono in egual misura l’intera struttura narrativa.
Ricco di parti descrittive, può risultare lento nella lettura delle stesse, sebbene esse permettano al lettore di sentirsi davvero nella Gerusalemme degli anni ’60.
Per concludere…
Un romanzo che già nel titolo porta il peso e la spinosità dell’argomento. La sua lettura non chiude a nessuno; Amos Oz si prefigge l’obiettivo di dare un nuovo punto di vista, uno spunto di riflessione su due figure fondamentali per la cultura occidentale. E lo fa attraverso una critica costruttiva che non è unilaterale. Chi è stato tacciato di tradimento è davvero un traditore? O si tratta solo di una delle due facce della stessa medaglia? E, in fondo, non siamo tutti, in un modo o in un altro, dei traditori? Quando mentiamo “a fin di bene”; quando abbandoniamo un posizione per il quieto vivere; quando cresciamo; quando per necessità andiamo contro anche a noi stessi?
Domande a cui non troveremo risposta, forse mai nella vita! E questo romanzo si pone molte domande, ne istilla altre; ma di risposte certe non ne ha.
Il tradimento potrebbe essere solo la faccia di un caleidoscopio complesso, dove la luce filtra e si riflette in maniera sempre diversa. Nella vita tutto dipende. E vale la pena mettere in discussione anche quelle che reputiamo certezze. E metterle in discussione non significa privarsene; tutt’altro! Potrebbe voler dire, alla fine, confermale; oppure definitivamente confutarle! La risposta è soggettiva, sempre!
Giuda è il romanzo di cui ora avremmo bisogno tutti noi; perché va oltre la politica e la religione. In un momento storico in cui l’isolamento fisico sta isolando sempre di più anche le nostre menti già -ahimè- deboli e le nostre idee -idee che mi sento di definire “di rimando”, non originali-, un libro che discute senza alzare la voce e che apre ad un sano dubbio è la cura.
Manteniamo le menti aperte e rendiamo i nostri cuori liberi.
Giada Traini
Titolo: Giuda
Autore: Amos Oz
Casa editrice: Feltrinelli
Anno: 2016
Pag.: 329