L’adolescenza è sicuramente uno dei periodi più brutti da affrontare. In questa fase, infatti, smarrimento esistenziale, tempeste ormonali e salute mentale precaria sono alla base di ogni singolo giorno vissuto fino all’arrivo della tanto attesa (e successivamente odiata) età adulta.
E chi riesce a uscire vivo da questa ‘tappa preparatoria alla vita vera’, lo fa portandosi dietro traumi più o meno gravi.
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C’è chi, però, si rifugia dietro la maschera dell’età difficile per nascondere la natura dell’accidioso che si fa scivolare la vita dalle mani.
Lo scrittore ungherese Márton Gerlóczy affronta, in maniera più o meno discutibile, il tanto dibattuto tema nel suo libro Assenza Giustificata (2001), scritto a soli vent’anni e diventato un vero best seller in Ungheria.
Assenza Giustificata: trama
Márton Gerlóczy, conosciuto da tutti come Márci, è un adolescente ungherese che ripudia qualsiasi costrizione sociale.
Nato in una famiglia molto particolare (è il frutto di una relazione extraconiugale tra la madre e il suo primo marito) rifiuta qualsiasi approccio didattico alla vita. Nessuno può o deve insegnargli qualcosa.
Salta regolarmente le lezioni, non fa i compiti, beve e fuma con il suo migliore amico, s’innamora perdutamente alla velocità della luce e non riesce a rintracciare la vera essenza della sua esistenza; il suo posto nel mondo.
Márci scrive tanto, scrive poesie d’amore, scrive parole nere su un foglio bianco per dare un senso al suo smarrimento, alla grande rabbia che cova dentro senza neanche sapere bene il perché.
Assenza Giustificata è il resoconto amaro, e a tratti ironico, della sua vita ancora acerba fatta di bocciature, sballottamenti tra collegi steineriani, kibbutz israeliani e licei ebraici, delusioni d’amore, amicizie perse e una spietata analisi del mondo e delle persone costrette a starci dentro.
Alla fine del libro il protagonista, fermo sulla soglia dell’età adulta, dice addio alla scuola e all’adolescenza, ma avrà imparato davvero qualcosa?
Note sull’autore
Márton Gerlóczy è uno scrittore e pubblicista ungherese. Nasce a Budapest nel 1981 da una famiglia di origine ebrea. Il suo libro d’esordio, Assenza Giustificata, scritta a soli vent’anni diventa un best seller in Ungheria con oltre migliaia di copie vendute.
Nel 2004 esce Sala d’attesa; il suo secondo lavoro. Tra le altre opere note ci sono anche Fratellanza dei liberi (2008) e Il diario del commensale (2009).
Assenza Giustificata…ma non troppo!
È assolutamente necessario tenere in mente che si tratta di un’opera sulle vicissitudini adolescenziali scritta da un Gerlóczy dalla penna ancora giovane.
Una penna dal grande potenziale, come il successo delle altre opere dimostrano, che in questo esordio lascia un po’ a desiderare.
Sicuramente molto apprezzato è il tono schietto e sincero dell’autore che non usa mezzi termini per raccontare fatti ed eventi che investono i diversi personaggi e lo stesso protagonista.
Un po’ meno apprezzata è la visione esageratamente pessimistica della vita che viene filtrata dagli occhi dissacranti di un giovane che odia tutto e tutti.
L’autore attacca senza remore la società, la scuola che non insegna nulla, il mondo incomprensibile degli adulti e quello degli inutili intellettuali (chissà poi se sono gli stessi che hanno contribuito a fare delle sue opere dei best seller!); niente è importante e niente ha senso.
E questa critica pungente di una realtà sbagliata si presenta in ogni singola pagina. Ma a presentarsi è anche la natura accidiosa dell’autore immerso in una realtà schifosa (come sottolineato fino alla nausea) impegnato a vivere alla giornata, lasciando la sua esistenza a impregnarsi di schifo. In questo modo può fare quello che vuole, può rifugiarsi nella violenza per distruggere tutto e sfogare la bile, oppure diventare apatico e assentarsi dal mondo poco attraente, tanto sarà sempre giustificato.
Un po’ come a voler dire: giustifico la mia rivoltante assenza da questa vita rivoltante perché tutto e tutti sono rivoltanti…troppo comodo, Márci!
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Quello che ci si aspetta di trovare andando avanti nella lettura sono i veri motivi della rabbia del protagonista, i dettagli della sua caotica famiglia, i pensieri più reconditi della sua giovinezza. Purtroppo a venir fuori prepotentemente è solo la puzza di criticume nei confronti del tutto, nei confronti della vita sì, ma quella degli altri:
[…] E nella vita non ho ottenuto nulla tranne aver analizzato quelli che dicono di essersi avviati sul percorso al termine del quale forse capiranno che la vita è fatta di giorni, è una fase senza inizio e senza fine… [p. 42]
E ancora:
A dodici anni non solo capivo che i miei compagni di scuola correvano soli e senza senso, stressati dalla consapevolezza dei doveri e delle prove, ma cominciavo a vedere chiaramente la struttura della quale anch’io facevo parte. [p. 55]
A salvare l’esperienza letteraria sono le geniali intuizioni che Gerlóczy sparge in diversi punti della narrazione:
I suoi occhi erano ancora più incavati di un tempo, quando già ci facevano divertire tanto, in particolare in metro, dove se si specchiava non si vedevano i bulbi, ma solo due fosse in due nubi nere e indistinte. [p. 96]
E ancora:
L’uomo crede di poter risolvere tutto, pensa di poter afferrare di sviscerare la vita degli altri esseri viventi. [p. 108]
Le intuizioni di Márci (fortunatamente non poche) sorprendono e fanno riflettere, svelando la sensibilità dell’autore che riesce a fermarsi per un’osservazione concreta e matura degli eventi. Un accenno all’uomo (e allo scrittore) che sarà più avanti.
Vietato agli adulti!
Devo ammettere che più volte mi sono trovata sul punto di cedere all’irrefrenabile desiderio di chiudere per sempre il libro. Leggere una sorta di diario di un ragazzo in guerra contro il mondo può stancare presto.
D’altronde, chi si approccia ad Assenza Giustificata con le grandi aspettative del best seller, può rimanere alquanto deluso. Il libro è l’opera prima di un giovane scrittore che ha cercato di riesaminare (come tutti gli adolescenti) la sua esistenza tra fallimenti e traguardi raggiunti per poter delineare i contorni del suo essere prossimo alla maturità.
Una volta superata l’adolescenza non si riesce più (forse per spirito di sopravvivenza) a immedesimarsi nei drammi e nelle emozioni di quel particolare periodo. Affrontare, quindi, questo libro da adulti può aiutare a rispolverare certi ricordi (forse!) ma può essere veramente compreso da chi quella ‘fase di mezzo’ la sta ancora attraversando.
Secondo il mio modesto parere è uno di quei testi da sfogliare una volta e, dopo una profonda riflessione, abbandonare per sempre. Non vi consiglierò di non leggerlo, anzi compratelo pure e poi fatemi cambiare idea!
Marilisa Pendino
Assenza Giustificata
Titolo originale: Igazolt hiányzás
I edizione italiana: gennaio 2007
Casa editrice: Fazi Editore
Collana: Lain
Pagine: 235