Herculine Barbin: confessioni di un ermafrodito

Frocio, lesbica, bisessuale, travestito, femmina sbagliata…dimmi con chi vai a letto e come ti vesti e ti dirò chi sei veramente.
Siamo nel 2020 (siamo nel 2020?) e ancora persiste il bisogno inutile e smoderato di definire, catalogare, controllare, ripudiare e, addirittura, aggiustare le persone!
Quando pensiamo ai diritti umani (forse ancora pochi?) pensiamo a qualcosa di scontato. Prima di essere riconosciuti, però, erano solo insensate privazioni e qualcuno ha pagato caro il prezzo di questi diritti ‘non ancora diritti’.

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Oggi illustreremo un libro che, nello specifico, ha a che fare con la libertà di amare, di esprimere quello che si è e di essere per questo accettati.
Stiamo parlando di ‘Herculine Barbin, Una strana confessione – Memorie di un ermafrodito presentate da Michel Foucault’, edito da Giulio Einaudi Editore (2007).

A prima vista può sembrare un curioso libricino da 120 pagine, in realtà è un’opera molto complessa, densa di emozioni e verità difficili da digerire nell’immediato.
Nella versione Einaudi troviamo un’interessante traduzione e nota introduttiva di Brunella Schisa che aiuta moltissimo a capire la macchinosa natura del testo e dell’animo dell’autore che lo ha scritto. Ma andiamo con ordine:

Il libro è la traduzione del testo pubblicato nel 1978 da Michel Foucault nella collana ‘Les Vies parallèles’ dell’editore Gallimard. Si tratta di memorie, corredate successivamente da documentazioni medico-legali, registrate da Herculine Barbin e pubblicate nel 1874 in uno studio sulla ‘Question médico-légale de l’identité’ da Ambroise Tardieu, professore di medicina legale alla Sorbona.
Il singolare racconto autobiografico arriva nelle mani del professore grazie al dottor Régnier il quale, impegnato a stilare il certificato di morte di Barbin, è il primo a scoprire l’esistenza del personale manoscritto.

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Michel Foucault

Tutto chiaro? Sicuri? Bene. E ora vi starete chiedendo: ma chi è Herculine Barbin?

Adélaide Herculine Barbin, per tutti Alexina, nasce l’8 novembre del 1838 a Sait-d’Agély. Rimasta troppo presto orfana di padre, riesce a sopravvivere grazie all’incessante lavoro della madre, domestica presso un generosa famiglia di nobili.
Passa gran parte della vita nei conventi circondata dalle cure di suore pie e compagne amichevoli; la vita scorre serena nella preghiera e nell’ammaestramento a brava fanciulla. Tutto, però, cambia quando la ragazza compie ventun anni. Il suo corpo inizia a trasformarsi in un modo tutto particolare e le manda insoliti segnali. Alexina è inspiegabilmente attratta dalle sue compagne, intrattiene una relazione clandestina con una giovine, fa dei sogni molto strani e inizia a soffrire di dolori lancinanti allo stomaco. Questi dolori, sempre più acuti e frequenti, la costringono a vedere un medico ed è proprio lì che viene fatta una delle scoperte più sconvolgenti: la giovane ragazza è in realtà un giovane ragazzo.
Per la protagonista, diventato successivamente Abel, inizia un vero e proprio calvario.

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La Francia dell’800 era del tutto impreparata a una scoperta del genere. L’impellente bisogno di rimediare all’errore anagrafico commesso, fa piombare su Alexina l’indelicata curiosità della scienza, i pressanti bisogni burocratici e la scarsa capacità di comprensione degli esseri umani. È così costretta a numerose e dolorose visite, a cambiare nome, a trovarsi un lavoro adatto e a dover fare i conti con i pettegolezzi.
Ma come si fa a correggere una vita? Abel veste ora i panni di giovane ragazzo e prova a farsi assumere in una ferrovia, apparentemente tutto sembra ‘aggiustato’ ma così non è.
Bisogna fare i conti con la propria natura e in questo caso con una doppia natura. Barbin è straordinariamente donna e uomo insieme, un essere completo quasi universale, ma per la società è un mostro, uno scherzo della natura. L’ambiente che lo circonda è troppo imperfetto per accogliere la sua ‘soprannaturale perfezione’ e lo isola, per lui niente amici, amori o lavoro, niente vita.

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Il giovane scivola nella soffocante solitudine e a fargli compagnia sono solo i fogli bianchi riempiti dalle paure, i rimpianti, le speranze, le accuse, le confessioni di un ermafrodito.
Quello che ne viene fuori è un manoscritto sofferto che racconta la vita smascherata, analizzata, ripudiata e sconsacrata.
Se nelle prime pagine Barbin ci delizia con la narrazione di un’infanzia serena e piena d’amore, in quelle successive ci mette davanti alla freddezza della società in netto contrasto con la natura, contrasto sottolineato dai sarcasmi dell’autore contro i principi della scienza e del mondo razionale.
L’insaziabile sete di vita lo costringe, appena trentenne, alla fine eterna (o all’eterno inizio?) mediante le esalazioni di un fornello a carbone in una squallida camera.
Ma il calvario continua anche da morta: se da vivo la sua anima era vittima della curiosità deviata, da morto il corpo diventa la cavia della fredda esplorazione scientifica.

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Come è stato già detto, si tratta di un libro molto complesso sotto diversi aspetti e questa complessità viene evidenziata, come precisato anche da Schisa, dalla grammatica del racconto, caratterizzata dall’ambivalenza maschile-femminile dell’Io narrante:

“Ho molto sofferto, e ho sofferto solo! solo! abbandonato da tutti! […] Ero fredda, timida e, in qualche modo, insensibile a tutte le gioie squillanti e ingenue che fanno sbocciare il volto di un bambino.”

-p. 3

Ma non solo. I vari referti medici e legali e gli stralci della stampa di allora, in appendice, sono un chiaro esempio dell’inabilità degli uomini alla diversità e del complicato rapporto tra ciò che è consuetudine e ciò che è eccezione, diversa perfezione.

Confesso che la storia di Herculine Barbin offre una miriade di spunti e riflessioni che la noiosa costrizione delle battute non permette di soddisfare a pieno e che una sola lettura del testo non può saziare.
Leggere, rileggere, scandalizzarsi, analizzare, comprendere… è quello che deve avvenire durante la lettura di questo complicato libricino che narra la sempre eterna impreparazione dell’uomo.

Marilisa Pendino 

Herculine Barbin, Una strana confessione – Memorie di un ermafrodito…

Autore: Michel Foucault
Edizione: Giulio Einaudi editore
Anno: 2007
pp: 120
Prima edizione: Herculine Barbin dite Alexina B., edita da Èditions Gallimard (1978)

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