Il primo incontro con Alan Bennett è stato del tutto casuale. In un pomeriggio qualunque di 13 anni fa, la sottoscritta vede in tv lo spettacolo La cerimonia del massaggio (2003), una rielaborazione dell’opera del già citato Bennett, portato in scena da Anna Marchesini.
Ora, con la Marchesini era facile rimanere a bocca aperta anche ascoltando la declamazione del foglietto illustrativo della claritromicina; quel giorno, però, a tenermi incollata allo schermo non erano solo le note doti recitative della grande attrice, ma soprattutto il testo. Un testo diretto, pungente, spiritoso; diverso da tutti gli altri. E subito nella mia testa un solo pensiero: bisogna sapere di più sull’autore!
Sir Alan Bennett
Da quel momento per me Alan Bennett non è solo un arguto autore. L’uomo dal sorrisetto schietto, dai capelli biondo Britannia, la sciarpa colorata e gli occhialetti dritti sul naso è l’emblema della comicità, della satira inglese.
Bennett è sempre stato tante cose: scrittore, sceneggiatore, professore, drammaturgo. Nasce a Armley, Leeds, nello Yorkshire, il 9 Maggio del 1934 da papà Walter, macellaio, e mamma Lilian Maria, casalinga; persone estremamente religiose.
Dopo il diploma, prende seriamente in considerazione l’idea di diventare pastore anglicano perché – come dichiara successivamente in numerose interviste – aveva già da giovane l’aspetto di un sacerdote.
Fortunatamente per i lettori e il pubblico di tutto il mondo, i suoi piani cambiano. Decide di continuare gli studi; viene ammesso al Sidney Sussex College, di Cambridge e, successivamente, accetta una borsa di studio alla Exeter College, di Oxford. Qui si laurea nel 1957 in Storia e diventa docente di storia medioevale al Magdalen College, di Oxford.
Ed è proprio durante gli anni a Oxford che Bennett matura sempre più l’idea di dedicarsi all’arte della recitazione.
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Si va in scena
Nel 1960 debutta, insieme a Dudley Moore, Jonathan Miller e Peter Cook, come coautore e attore al Fringe Festival di Edimburgo con lo spettacolo Beyond the Fringe; un progetto tagliente e dissacrante sull’Inghilterra e sulle sue figure autorevoli. La rappresentazione, portata prima a Londra poi a New York, è da subito considerata il simbolo del ‘boom della satira britannica’ degli anni sessanta.
L’enorme successo ottenuto, lo convince ad abbandonare definitivamente la carriera accademica per dedicarsi alle sue vere passioni: il teatro e la scrittura.
Tutta la sagacia teatrale di Bennett emerge con lo spettacolo Quarant’anni dopo (Forty Years On), in scena all’Apollo Theatre di Shaftesbury Avenue nel 1968. Interpretato dallo stesso Bennett e, tra gli altri, da John Gielgud, lo spettacolo indaga con una sorta di ironica malinconia il cambiamento culturale e sociale dell’Inghilterra tra le due guerre mondiali.
Alan incassa un altro successo e, da quel momento, una lunga e prolifera stagione di spettacoli teatrali, programmi televisivi e radiofonici lo attendono.
È il caso di Signore e signori (Talking Heads), una raccolta di monologhi scritti negli anni ‘80 per la BBC. In scena venivano presentati i diversi stadi di declino di un personaggio il quale, attraverso una lenta presa di coscienza della propria disperazione, raggiungeva un finale ambiguo. Lo stesso personaggio, ma invecchiato di dieci anni, si ripresentava poi al suo pubblico. E il tutto veniva, ovviamente, narrato secondo i dettami dello humor bennettiano.
Se il nome di Bennett a questo punto è già famoso, diventa eterno grazie allo spettacolo La pazzia di re Giorgio, del 1991, che ripropone agli inglesi tutto il fascino dell’Inghilterra del 1700 sul palco del National Theatre.
Diventa noto anche l’adattamento cinematografico del 1994, per la regia di Nicholas Hytner, che ottiene diversi nomination agli Oscar, inclusa una per la sceneggiatura di Bennett.
Bennett e altre opere
Della lunga lista dei lavori di Bennett, vanno sicuramente ricordati titoli come La signora nel furgone (The Lady in the Van); la brillante pièce teatrale, datata 1999, che racconta la vera storia dell’anziana barbona Miss Shepherd che vive per 15 anni in un lercio furgone parcheggiato nel giardino dell’autore.
Nel 2015 la stravagante vicenda diventa un film con Maggie Smith, per la regia di Nicholas Hytner.
C’è poi lo spettacolo Gli studenti di storia (The History Boys) che debutta al Royal National Theatre nel 2004. Ambientato in un college di Sheffield, otto studenti frequentano un corso di preparazione agli esami di accesso alle università più prestigiose.
All’educazione classica dell’anziano professor Hector, il preside affianca la provocatoria educazione del giovane professor Irwin. Gli studenti iniziano a far emergere la loro vera personalità e s’impegnano in un profondo dibattito che vede l’esplorazione di temi importanti come l’omosessualità e la religione. Dopo aver vinto numerosi premi, nel 2006 ‘The History Boys’ diventa un film, sempre per la regia di Nicholas Hytner.
Tra le opere più recenti, figura People (Gente) del 2012 che narra le vicende della aristocratica decaduta, nonché ex modella, Dorothy, impegnata a mantenere la tenuta di famiglia.
E ha fatto non poco discute Allelujah!, lo spettacolo del 2018 ambientato nel reparto geriatrico di un ospedale in declino dello Yorkshire. Per molti una durissima critica al servizio sanitario nazionale britannico.
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Tra le pagine
Bennett ha anche pubblicato vari libri, novelle e raccolte di racconti. Sicuramente da leggere è Writing Home (1994); appassionante raccolta di diari e reminiscenze dell’autore. Profonde memorie fanno capolino anche nel libro Untold Stories, del 2005. Bennett ritorna su quello che è stato, guardando alla vita, alla famiglia; soffermandosi sulla caduta verso la senilità e, infine, verso la morte della madre. L’autore in questa occasione rivela per la prima volta di essersi curato per un cancro considerato terminale.
In Keep On Keeping On, pubblicato nel 2016, si presentano al lettore una selezione delle voci del suo diario dal 2005 al 2015.
In Italia la casa editrice Adelphi ha tradotto numerose opere tra cui: La cerimonia del massaggio, Nudi e Crudi, La pazzia di re Giorgio, La signora nel furgone, La sovrana lettrice.
L’arte di Alan Bennett
La penna di Bennett riesce a fotografare la realtà sociale e culturale di diverse epoche, sondandone i pregi e i difetti attraverso una satira asciutta e mai noiosa.
I personaggi dell’autore sono veri nel loro essere sfortunati, imbranati, perseguitati dalla sfortuna o trascurati dalla società. I dialoghi, costruiti secondo una ricercata semplicità, sono come proiettili di spirito che introducono argomenti troppo spesso considerati tabù. Nelle storie di Bennett c’è sempre posto per analizzare, smontare e rimontare le eterne questioni del sesso, della religione, dell’omosessualità e della vita in generale.
L’autore erige drammi comici e commedie drammatiche in cui si inseriscono storie comuni, storie possibili, storie vere ritoccandole con quel particolare humor che viene esasperato fino all’assurdo per il solo piacere di far risuonare grasse, e sempre consapevoli, risate.
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Bennett oggi
Alan Bennett vive a pochi minuti da Primrose Hill, a Londra, con lo storico compagno Rupert Thomas, editore della rivista World Of Interiors.
Bennett pubblica la cronaca della sua vita e dei suoi pensieri per il periodico letterario e politico inglese London Review of Books.
Tramite i diari pubblicati per la London Review of Books si apprende che l’artrite continua irrimediabilmente a minacciare la sua salute, ma fortunatamente non il suo spirito satirico.
Marilisa Pendino