L’immoralista è uno di quei libri che ti capitano per caso tra le mani, ma dopo averlo sfogliato inizi a pensare che forse il caso non c’entra.
Opere come quella scritta dal premio Nobel André Gide, se ne stanno buone buone ad aspettare il lettore giusto per essere sfogliati ancora una volta. Ecco, il caso – o il destino – qui non sono contemplati; ci si occupa piuttosto di momenti labili e ricolmi di sensazioni che diventano nucleo centrale di ogni vita e specchio di questo romanzo.
L’autore francese scrive L’immoralista nel 1902. Tra le diverse edizioni italiane, ricordiamo quella pubblicata per i tipi di Bompiani nel 1988.
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L’immoralista: trama
Dopo aver contratto un matrimonio combinato, Michel, giovane letterato francese, e la sua bella sposa Marceline, si preparano per il viaggio di nozze. E il lungo itinerario prevede tappe affascinanti come l’Italia, Tunisi, Costantina e Biskra.
Una volta partiti, però, l’uomo si ammala gravemente e la diagnosi non lascia speranze: tubercolosi.
L’incontro con la malattia è devastante: per anni Michel si è dedicato esclusivamente allo studio del passato e ora, accasciato sull’orlo della fine, capisce di non aver vissuto veramente.
Tuttavia, queste riflessioni lo animano e, arrivato a Biskra, decide di sfidare la morte e di voler vivere a tutti i costi.
Messi da parte spirito e intelletto, Michel concentra tutte le sue energie alla cura del corpo: fa delle lunghe passeggiate, tenta diete diverse e frequenta solo persone giovani e forti.
Guardare negli occhi la grande colpa
Le condizioni di salute migliorano e il letterato, sempre seguito dalla consorte, effettua nuovi viaggi fino a raggiungere i luoghi di antiche radici situati in Normandia. Qui, sempre più attratto dalla bellezza del posto e delle persone che lo abitano, si abbandona completamente alla seduzione. Il protagonista scopre un’esistenza altra, fatta di emozioni ed esaltazione dei sensi e in poco tempo si ricongiunge con la sua parte più libera.
Di ritorno in Francia, questa sua libertà si scontra con i muri delle convenzioni sociali che lo soffocano, lo intrappolano. Le cose peggiorano quando Marceline – in stato interessante – si ammala; anche lei viene toccata dalla tubercolosi.
Per aiutare la moglie a guarire, e per rivivere ancora quei posti incantati, Michel organizza lo stesso viaggio. Ma le cose non vanno bene e l’uomo si ritrova a dover guardare negli occhi la grande colpa che gli piomba improvvisamente addosso.
La confessione dell’immoralista
Un libro diretto, sincero che racconta la componente più inconfessabile dell’uomo: la libertà. La penna scandalosa di Gide non ha paura di svelare il ‘non detto’. E L’immoralista – che assume anche i curiosi tratti autobiografici nella costruzione del viaggio in Africa – percuote il vuoto moralismo dei lettori del suo tempo.
L’autore francese costruisce un’interessante narrazione ad incastro per fare del protagonista il portavoce di una personale – ma anche collettiva – confessione.
Ad attivare i motori del romanzo è l’estenuante ricerca della propria individualità e della sua libera manifestazione. Ma nella Francia di fine Ottocento, bere dal peccaminoso calice dei sensi non è concesso. E a Michel non rimane altro che rievocare il passato e raccontare ai cari amici il suo peccato.
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Felicità utopica
Il protagonista di Gide è l’essere prodotto e schiavizzato dalla società. Michel si sente vuoto, spaesato, schiacciato dalle convenzioni sociali che lo vogliono uomo di prestigio votato allo studio del passato.
Il viaggio in Africa gli fa assaporare il gusto di un’esistenza semplice da vivere ‘qui e ora’. Votarsi al presente, alla giovinezza ancora in corso: questo è l’ideale di felicità di Michel. Ma l’uomo è destinato a una felicità utopica e il giovane si scopre ancora vittima di illusioni.
Io che una volta trovavo piacere soltanto nel passato, il gusto improvviso dell’attimo ha potuto inebriarmi un giorno, pensai, ma l’avvenire disincanta l’ora presente, più ancora di quanto il presente avesse disincantato il passato.
p. 78
La fame del corpo
In Africa – e ancor più in Normandia – Michel si sente vivo per la prima volta. Si è girato a guardare la morte soltanto per allontanarsene. L’imposizione dell’intelletto tanto voluto dalla società qui viene meno; quello che si esalta è il corpo, gli appetiti tangibili che esso reclama.
Il protagonista si apre alla bellezza dell’amore e all’amore per la bellezza, scoprendo nuove forme e nuove sapidità dell’essere umani.
Assetato di forza ed energia, si lascia accompagnare da uomini, donne e bambini che traboccano di salute come se da essi potesse succhiare la linfa di questo benessere fisico.
Quando rideva, scopriva una doppia fila di denti candidi; si leccò soddisfatto la ferita; la sua lingua era rosa come quella di un gatto. Ah! Come stava bene! Era questo che mi attirava, in lui: la salute.
p. 21
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L’amore che distrugge ogni cosa
Allo stesso tempo, Michel inizia a odiare tutto quello che è costrizione, convenzione; quello che non è salute, che non è vita da vivere a pieno e subito.
Quelli che Marceline vezzeggiava [bambini n.d.r] erano deboli, mingherlini e troppo tranquilli; questo m’irritava contro di lei e contro di loro e alla fine non li volli più. Per essere esatti mi facevano paura.
p. 34
Quella del protagonista è una sete inestinguibile che lo porta ad anteporre i suoi bisogni e i suoi desideri davanti a tutto e a tutti, compresa la donna amata.
Quando Marceline si ammala, Michel fa di tutto per guarirla, fino a esasperare le sue cure e attenzioni.
All’uomo sembra presentarsi un’unica soluzione: ripercorrere le tappe che lo hanno iniziato all’esistenza pura e sana. Ma a quale costo!
L’amore per la vita – e per Marceline – diventa l’interruttore che accede la tragedia. E all’illuso protagonista bloccato nel senso unico del suo essere, non rimane che accarezzare l’unica cosa rimasta: la colpa.
L’immoralista: l’autore
André Gide nasce a Parigi il 22 novembre del 1869. Il suo lavoro è caratterizzato da una schietta sincerità. Presenta ai lettori senza mezzi termini temi come: l’onestà intellettuale, la lotta contro le convenzioni e la libera espressione di se stessi. Quest’ultimo lo porta ad accettare e ad affrontare in molti scritti la sua omosessualità.
Scrive diverse opere autobiografiche e di narrativa. Tra i titoli noti: Se il grano non muore e I Falsari. Muore il 19 febbraio del 1951 per una congestione polmonare.
Opere come L’immoralista hanno influenzato – per i temi trattati e la modalità del racconto – autori come Jacques Rivière, Jean-Paul Sartre, Roland Barthes e Albert Camus.
Nel 1947 è stato insignito del premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione:
“Per la sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e con una appassionata penetrazione psicologica.”
L’immoralista: curiosità
L’autore ha veramente visitato i luoghi raggiunti dal suo protagonista. Ne L’immoralista ricostruisce ambientazioni e clima del suo personale itinerario.
Nel 1895 ad Algeri incontra lo scrittore Oscar Wilde.
Marilisa Pendino
L’immoralista
Autore: André Gide
Casa editrice [edizione letta]: Bompiani Editore
Anno: 1988
pp: 117